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Sant'
Oliva di Palermo
Vergine e martire
10
giugno |
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X sec.
E'
venerata a Palermo come martire cristiana. Le
sue vicende, narrate nella leggenda, raccontano
di un martirio in Africa durante il V secolo.
Era una nobile fanciulla cristiana, esiliata e
torturata per la sua fede. Invincibile di fronte
alle torture, Oliva viene infine decapitata. Il
suo corpo torna a Palermo e viene sepolto in un
luogo misterioso. Culto diffuso a Palermo dal
XIV secolo, Oliva diventa patrona della Città
nel 1606. Nel 1981 viene tolta dal calendario
ufficiale, ma la sua venerazione locale
continua, specialmente a Pettineo, Raffadali e
Tunisi, dove è la Cattedrale a lei dedicata.
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Il nome deriva dal latino
Oliba, documentato solo in avanzata età
cristiana e tradizionalmente connesso con il
termine oliva, variante di olea,che in latino
indica sia l’albero che il suo frutto, l’oliva.
La Santa non è menzionata in alcun Martirologio
latino, che pure riportano i martiri della
persecuzione vandalica, né della Chiesa
Greco-Sicula, ove non esiste alcuna memoria del
suo culto.
Un noto studioso dell'Agiografia sicula, il
benedettino Domenico Gaspare Lancia di Brolo
scrisse: "Molti scrittori siciliani vogliono il
martirio di S. Oliva durante la persecuzione
vandalica, ma senza sicuro fondamento, poichè
mancano gli Atti del suo martirio e pochi cenni
si trovano nell'antico Lezionario Gallo-Siculo
senza nota cronologica, così che possono bene
convenire alla persecuzione dei Vandali come a
quella dei saraceni. Tanto i primi che i secondi
deportavano in Africa; costringevano talvolta i
vinti a rinnegare la propria religione, punivano
con la morte coloro che cercavano di fare
proseliti".
Ma la Leggenda di S. Oliva non ha nulla di
inverosimile perchè non si debba ricevere:
infatti ha delle straordinarie somiglianze con
il martirio di altri Santi... ".
Secondo Mons. Paolo Collura "Il nucleo
essenziale delle nostre antiche Leggende ha un
substrato che non deve essere sottovalutato e
poichè la dominazione araba (827-1092) proprio
in Sicilia fece piazza pulita di tutti i
documenti scritti sacri e profani, il ricordo di
parecchi Santi ci è stato tramandato soltanto
sul filo della memoria. La più antica notizia di
lei nella Città di Palermo risale al 1310,
mentre il Corpo si trovava ancora a Tunisi, in
una piccola Moschea che sorgeva vicino quella
grande, detta in arabo " Gamie Azzaytun "
(dell'ulivo e di Oliva), diventata poi basilica
cristiana. Nel 1402 il re Martino I lo richiese
al Califfo Abû Azir, ma ne ebbe un rifiuto,
poiché ancora oggi i tunisini, presso i quali è
ancora oggi venerata, credono che la loro
religione e la loro dominazione tramonterà
quando scomparirà il Corpo della Vergine Oliva.
La memoria della Santa è ricordata non solo
nell'antico Breviario Gallo-Siculo del sec. XII
che si conserva ancora a Palermo, ma anche in
una antichissima tavola dove appare dipinta la
sua immagine con S. Elia e le Sante Rosalia,
Venera, custodita nel Museo Diocesano di
Palermo.
Fanno memoria di lei il Martirologio Siculo del
P. Gaetani S.J. e il Martirologio Palermitano
del Mongitore del 1742.
"A Tunisi il martirio di S. Oliva vergine e
martire, cittadina palermitana e patrona
principale, la quale, nata da nobile famiglia,
ancora fanciulla, nella persecuzione vandalica
per la fede di Cristo cacciata in esilio, a
Tunisi attrasse molti alla fede cattolica;
superati poi l'eculeo, le unghie di ferro e il
fuoco, divinamente liberata dall'olio
incandescente, troncato alla fine il capo, le fu
data la corona del martirio, la cui anima, tutti
ammirando, sotto forma di colomba volò al cielo
l'anno 463 ".
Oltre al Breviario Gallo-Siculo fà menzione di
Lei anche il Breviario Cefaludese.
Da esso apprendiamo che:
"La Vergine Oliva si crede nata a Palermo da
nobile famiglia in un luogo vicino alla Chiesa
Cattedrale e fin dall'infanzia fu piamente
istruita nella religione cristiana.
All'età di 13 anni fu mandata in esilio dai
Barbari in Africa perchè cristiana e lì punita
atrocemente.
Arrivata a Tunisi, per ordine del governatore,fu
costretta a vivere tra i mendicanti, soffrendo
la fame,la sete, il freddo, la nudità; guarì
dalla storpiezza due di loro e li battezzò nel
nome di Gesù Cristo.
Quando questi neo-cristiani cominciarono a
predicare e a far conoscere la loro fede
pubblicamente, furono arrestati dai soldati ed
uccisi atrocemente: le loro anime volarono in
cielo con la corona del martirio.
Oliva, in seguito a questi fatti,fu condotta con
disprezzo in giro per la Città e fu trasferita
in una lontana foresta per essere divorata dalle
fiere. Alcuni cacciatori, accortisi della
fanciulla, furono convertiti alla fede di Cristo
e battezzati a loro volta.
La fede di Oliva fu provata con l'eculeo ed
unghie di ferro; fu immersa tra le fiamme e
nell'olio bollente, ma divinamente salvata,
mentre appariva più costante nella confessione
della fede, le fu amputata la testa e fu vista
salire in cielo sotto forma di colomba. Il Corpo
fu portato dai Cristiani a Palermo e seppellito
religiosamente in un luogo sconosciuto ".
Quel luogo è stato identificato dagli storici ,
come l'Inveges, presso Casa Professa o, secondo
altri, nella chiesetta a lei dedicata fin dal
1310 nella Chiesa di S. Francesco di Paola.
Alla fine del 1500 il culto fu diffuso dai
Francescani, che ne ricercarono il Corpo.
Il Popolo e il Senato palermitano il 5 Giugno
1606 elessero Sant' Oliva Patrona della città
con le sante Ninfa ed Agata. Fu iscritta nel
Calendario Palermitano dal Cardinale Giannettino
Doria nel 1611 e celebrata dalla Chiesa
Palermitana fino al 1980 come Memoria
Obbligatoria; dal 1981 è stata espunta dal
Calendario Liturgico Regionale, ma nella Città
di Palermo può essere sempre celebrata con il
grado di Memoria facoltativa.
Le è stata dedicata una Parrocchia della Città
nel 1940, mentre il culto è vivo a Pettineo (ME
) e a Raffadali (AG), ove è Patrona principale e
nella Chiesa Cattedrale di Tunisi, a lei
intitolata.
Autore: Ugo Russo
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