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La Vita è riportata dal P. Gaetani in “ Vitae
Sanctorum Siculorum” e nel “ Martirologio
Siculo” del 1617 e dal Mongitore in “ Palermo
santificato “ e nel “ Martirologium Panormitanum
Sanctorum Civium et Patronorum Urbis Panormi” del
1742.
Aureliano, Prefetto della Sicilia,
perseguitò i Cristiani e fece ricercare il Vescovo
Mamiliano e i suoi discepoli, circa 200 persone, che si
radunavano nella Cripta della Cattedrale di Palermo,
detta “ Cimiterio di tutti i Santi “, per ascoltare la
voce del Pastore sui Misteri della Fede, nutrire lo
spirito ed essere pronti a subire il martirio se lo
richiedessero le circostanze.
Aureliano ordinò che tutti coloro che fossero stati
sorpresi a celebrare i sacri riti fossero catturati e
condotti al suo tribunale e chiese se adorassero gli dei
o professassero la nuova fede nel Galileo. I Cristiani
risposero di essere tali e di adorare il Cristo,
Mediatore tra Dio e gli uomini.
Il Prefetto ordinò loro di adorare gli dei, se non
volessero patire terribili tormenti. Ma noi non adoriamo
gli dei d’oro e d’argento, costruiti dalle mani degli
uomini, risposero i Cristiani, ma il Dio vero che fatto
il cielo e la terra e tutto ciò che è in essi;
preferiamo piuttosto patire, avere i tuoi supplizi come
delizie. Aureliano li invitò a sacrificare agli dei.
E i Cristiani: “ Noi offriamo ogni giorno a Dio
una vittima santa e immacolata; a lui solo offriamo noi
stessi come sacrificio vivente ”.
Disse allora il Prefetto: “ Affermando ciò,
sappiate che l’invitto Imperatore vi elargirà un premio
se rinuncerete alla fede cristiana “. Risposero:
“ Non vi è altro Dio onnipotente se non il Dio dei
Cristiani; preferiamo piuttosto obbedire a Dio che agli
uomini, poiché chi lo aspetta non sarà privato di alcun
bene “.
Udendo ciò il Prefetto ordinò di sospenderli
sul cavalletto e fustigarli a sangue.
Poiché a questo spettacolo erano convenute tantissime
persone, che detestavano l’innocente carneficina e
l’accecata mente del Prefetto, questi, temendo una
rivolta del popolo, fece deporre dal cavalletto gli eroi
della fede e li fece rinchiudere in una profonda
prigione, poi per non eccitare ancora di più l’odio dei
cittadini verso di sé, ordinò che fossero decapitati 34
di essi.
Costoro si esortavano a vicenda prima di morire,
essendo stati prescelti per testimoniare la fede, tutti
erano alacri e pronti, tutti erano convinti che fosse
meglio lasciare la vita per Cristo che rimanere in
vita.
Si recarono al supplizio da sé, con i compagni,
partecipi della stessa gloria, vincitori contro il
nemico di una corona immortale.
In un fatto così illustre e meritorio per la Chiesa
Palermitana non vi è però memoria dei loro nomi, né del
giorno del martirio, né del loro sepolcro, né delle loro
Reliquie.
La tradizione però vuole che fossero stati sepolti
nel luogo ove oggi sorge il Monastero delle Vergini
dell’Ordine di S. Benedetto.
Nei Messali Gallo-Siculi usati in Sicilia dal XII
secolo fino al Concilio di Trento erano menzionati al 22
Maggio.
Nei Messali
Gallo-Siculi usati in Sicilia dal XII secolo fino al
Concilio di Trento erano menzionati al 22 Maggio.
Furono celebrati da tempi remoti, come si rileva dal
Breviario dell'Arcivescovo Simone di Bologna del 1447,
custodito nel Tesoro della Chiesa Cattedrale di Palermo.
Il P. gaetani S. J. li pone al 22 Maggio nel "
Martirologio Siculo ":
" Panhormi SS. XXXIV Martyrum, sub Aureliano
Siciliae Praefecto "
( ex Tab. Panhorm. et Vita S. Nymphae ), cioè: "
A Palermo i Santi 34 Martiri al tempo di Aureliano
Prefetto della Sicilia ".
Il Mongitore li pone nel suo Martirologio al 22
Maggio:
“ Panormi Sanctorum Trigintaquatuor Martyrum Civium
Panormitanorum, S. Mamiliani Martyris Archiepiscopi
Panormitani discipulorum, qui sub Imperatore Diocletiano
& Aureliano Siciliane Praefecto, ob ortodoxae legis
veritatem carcere, equuleo, & verberibus saevissimae
dilaniati; cervicibus tandem abscissis, gloriosam
martyrii palmam consequuti sunt anno trecentesimo decimo
“, cioè:
“ A Palermo i Santi 34 Martiri, Cittadini
Palermitani, discepoli di S. Mamiliano Martire
Arcivescovo di Palermo, che al tempo dell’Imperatore
Dioceleziano e il Prefetto della Sicilia Aureliano, per
la professione della verità della fede,con il carcere,
il cavalletto e le verghe tremendamente dilaniati, con
il taglio della testa ottennero la gloriosa palma del
martirio nell’anno 310 “.
Nel “ Martirologio della Chiesa Palermitana ”
di Onofrio Judica del 1771 è riportato lo stesso elogio
del Mongitore.
Dallo studio di diversi Autori e di chi scrive, si
può senz’altro affermare che la figura di S. Mamiliano
Vescovo e Martire è da porsi nel V secolo, così come
quella dei Santi 34 Martiri.
Furono iscritti nel Calendario Palermitano in virtù
della Bolla di Gregorio XIII del 30/12/1573 concessa
alle Chiese di Spagna e alle terre soggette al Re
Cattolico “ di poter celebrare con Ufficio Proprio i
Santi non descritti nel Calendario , ma che fossero
naturali della Diocesi o Patroni della Chiesa o della
Diocesi e i loro Corpi o notabili Reliquie si avessero
in quella Chiesa o Diocesi “ dal Cardinale
Giannettino Doria ( 1608- 1642 ). Poiché non sono
riportati dal “ Calendario Vecchio “ della Chiesa
Palermitana del 1611, saranno stati inseriti dopo quella
data; il “ Calendario Recente “ del 1771 li riporta al
22 Maggio con il grado liturgico di Doppio.
Su richiesta dell’Arcivescovo di Palermo Michelangelo
Celesia, nell’anno 1887 il Sommo Pontefice Leone XIII
confermò il culto reso da tre secoli dalla Chiesa
Palermitana ai Santi 34 Martiri.
Sono stati celebrati fino al 1956 dal Comune dei
Martiri nell’Ufficiatura e nella Messa ( Sapientiam,
2° loco ).
Nella revisione del Proprio dell'Ufficio e delle
Messe del 1957, sono stati espunti dal Calendario
Diocesano.
Autore: Ugo Russo © |