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Nel
1058, o secondo altri scrittori
nel 995,al tempo della dominazione
araba,durante una incursione operata dai
saraceni sulle coste della Calabria, il padre fu ucciso
e la madre,
incinta, condotta schiava a Palermo ove partorì il
bambino, che crebbe nella fede
cristiana.
All’età di 14 anni fu mandato
dalla madre nella sua terra d’origine in Calabria, Cursano. Munito di una piccola croce attraversò
in barca lo Stretto di Messina e approdò incolume
sulle spiagge di Stilo.
Gli abitanti, vistolo con il costume dei mori, lo condussero
dal Vescovo Giovanni, che lo interrogò da dove fosse venuto e
cosa cercasse.
Il ragazzo rispose che chiedeva il
Battesimo, ma il Vescovo lo sottopose a dure prove prima di
conferirglielo ed imporgli il proprio nome.
Cresciuto in età sentì sempre più forte l’attrazione per la
vita
che conducevano i monaci nelle grotte nei dintorni di Stilo, specialmente due asceti
basiliani,
Ambrogio e Nicola. Dopo molte insistenze, per la sua giovane età, fu ammesso
nella Comunità e si distinse nella virtù, tanto che fu
eletto Abate. Ritrovato a Cursano un tesoro appartenuto alla
sua famiglia, secondo la Regola di S. Basilio, lo distribuì ai poveri. Non
lontano dal monastero c’è una grotta dalla quale
scaturisce una sorgente. D’inverno,
col permesso del superiore, Giovanni
usava pregare in mezzo alle acque gelide. Volendo visitare un
cavaliere di S. Giovanni di Rodi presso
Monasterace,
che aveva provveduto al vitto del monastero, nel mese
di giugno, al tempo della mietitura,prese
con sé un fiaschetto di vino e una ciambella.
Giunto presso due
fondi, chiamati Marone e Maturavolo ,
offrì ai contadini
il pane e il vino. Un furioso temporale si abbattè su quei campi,
rischiando di distruggere il raccolto, ma la preghiera intensa
di Giovanni fece si che il grano fosse mietuto e raccolto in
covoni. Questo
ed altri episodi testimonianti l’aiuto soccorrevole ai
contadini, gli valsero l’appellativo di “
Theristi “,cioè “ il Mietitore
“. Il padrone dei
campi, per quanto era accaduto, li donò al monastero.
Giovanni morì
intorno alla metà del secolo XI ( 1054 o 1121 ) e venne
sepolto nel monastero della Madonna del Maestro, detto di “S. Giovanni Teresti vecchio “ o
del Bosco. Ruggero
il Guiscardo, affetto da una inguaribile piaga al viso, guarì
al contatto con la
sua tunica e
moltissimi altri furono risanati: storpi, ciechi, sordi,
indemoniati. Ruggero fondò il cenobio a Lui intitolato e volle che
fosse consacrato il 24 giugno, come ricordato dal Martirologio
Romano. Nel 1660
si ottenne dal Papa
Alessandro VIII
che fosse traslato a Stilo per le incursioni dei briganti
e i terremoti.
Ciò avvenne il 12 marzo 1662, insieme alle Reliquie dei
Santi Ambrogio e Nicola, che furono riposte in
una Chiesa costruita
dai PP. Minimi nel 1625,
acquistata dai Basiliani nel 1662 e che dedicarono il luogo a S. Giovanni
Teristi; nel 1791 passò ai PP.della Congregazione del SS.
Redentore ( Liguorini o Redentoristi
), che abbellirono con opere marmoree Chiesa e Convento. Il 24
Giugno 1847 il Vescovo di Squillace P. Concezio Pasquini
eseguì la Ricognizione delle Reliquie di San Giovanni Teristi,
lo stresso giorno in cui nel 1122 Callisto II consacrò alla
presenza di Ruggero il Normanno il Convento di S. Giovanni in
Nemore ( del Bosco ).
Una
lapide posta nella Chiesa riporta tali avvenimenti. Nella navata
sinistra, sotto l’altare, sono venerate le Reliquie del
Teristi e dei Compagni monaci. Al Convento si accede da un
portale in marmo lavorato; al centro del cortile sorge un
antico pozzo in granito rosa con quattro colonne, coperto da
un baldacchino sovrastato da una nave in latta, con dentro un
bambino orante che regge una croce; vuole ricordare il viaggio
del Santo, approdato a
Stilo, secondo una Leggenda
stilese accolta anche dai PP. Bollandisti, nella quale si
narra che Giovanni, da Palermo mandato a Stilo con una
barchetta senza remi o vela dalla madre, varcato lo Stretto di
Messina fu avvistato da una galera turca, ma la barca
improvvisamente affondò per riemergere miracolosamente fuori
dalla vista dei turchi e approdò a Monasterace.
La Vita del Santo
si legge in Caietano in Vitae Sanctorum Siculorum;
Bollando in Acta Sanctorum Februarii (t. III,
pag.484); Pietro
Forte in Vita dei Santi
Palermitani;
Perdicaro in Vita dei santi Siciliani;
Carrera in Pantheon Siculo;P. Menniti
in Didacterio basiliano.
La Vita fu tradotta
dal greco in latino da un dotto frate stilese, Stefano Bardaro,
dei Frati Minori Conventuali nel 1624.
Il Santo è ricordato nel
Martirologio Romano due volte:
al 24 Febbraio, Dies natalis e al 24 Giugno, per la
Dedicazione della Chiesa a lui intitolata a Stilo dal
Sommo
Pontefice Callisto II nel 1122.
La
Festa, che si celebrava a Palermo fino al 1737 al 24 Giugno,
nel 1738 fu assegnata nell’Ordinario Palermitano al 26
Febbraio.
Nel
1724 l' osso del braccio di S. Giovanni Teresti
fu donato dall'Abate Generale dell'Ordine di S. Basilio al
Senato Palermitano e da questo all'Arcivescovo
Fr. D. Giuseppe Gasch,
che fece realizzare un Reliquiario d'argento, custodito ancora
oggi nella Chiesa Cattedrale.
La festa della Traslazione si celebrò fino al
1929 ; quella del Santo fino al 1958 , quando è stato espunto
dal Calendario diocesano.
Autore:
Ugo Russo © |