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Il nome deriva dal greco Nynphe e indicava le
giovani donne in età da marito; inoltre le ninfe erano
divinità femminili minori dei boschi, fiumi, monti,
laghi.
S. Ninfa
è ignota a tutti gli antichi Martirologi. I suoi Atti,
tratti da Codici del XII secolo, sono connessi alla Vita
di S. Mamiliano. Ninfa era figlia di Aureliano, prefetto
di Palermo, persecutore dei cristiani.
Fu convertita e battezzata nella sua casa dal vescovo
Mamiliano, insieme ad altre trenta persone.
Il padre Aureliano mentre arrestava Mamiliano e altri
duecento cristiani, cercò di far recedere la figlia
dalla nuova religione. Visti vani i suoi tentativi e
dopo averli sottoposti a torture, li fece chiudere in
carcere, ma un angelo li liberò, conducendoli in riva al
mare dove trovarono una barca.
In seguito ad una persecuzione religiosa per opera
degli Ariani verso l’anno 450 fu mandata in esilio in
Africa, forse insieme a S. Mamiliano vescovo di Palermo
( ? ).
Da qui, riscattata dalla pietà dei fedeli, si ritirò in
Sardegna e quindi all’Isola del Giglio o in altra
viciniore, ove S. Mamiliano pare abbia fondato qualche
Monastero per monache eremite.
Desiderosi di visitare Roma, sbarcarono sotto
indicazione celeste, in un luogo chiamato Bucina; dopo
la visita alle tombe degli apostoli, Mamiliano morì e
Ninfa lo fece seppellire vicino Bucina; dopo circa un
anno anche Ninfa morì e fu sepolta dove erano
conservate le reliquie di altri martiri.
Per il legame con il Santo monaco, pare si sia
recata a Roma per venerarvi i Sepolcri degli Apostoli
Pietro e Paolo e sia morta a Porto Romano, cioè
Fiumicino, ove i Cristiani Le edificarono una Chiesa.
I cristiani del luogo la invocarono perché passasse
una siccità che li affliggeva.
La più antica notizia su S. Ninfa è del secolo IX,
nel Liber Pontificalis, perché nella
biografia del papa Leone IV (847-855), si legge che egli
fece un dono alla chiesa di S. Ninfa martire, esistente
nella zona Portuense.
Le sue reliquie nel sec. XII, si trovavano in varie
chiese di Roma e il capo nel 1592 era venerato nella
chiesa di S. Maria in Monticelli.
Nel 1593 il capo della Santa fu trasferito a Palermo in
un altare della cattedrale, consacrato nel 1598.
Il culto si diffuse in altre città siciliane e un paese
in provincia di Trapani ne porta addirittura il nome.
Il popolo e il Senato palermitano il 5 Giugno 1606
elessero Santa Ninfa Patrona della Città con le Sante
Oliva ed Agata.
Il culto nella Città di Palermo è antichissimo; la
sua memoria risale al 1483 per la dedicazione di una
campana nella Cattedrale;in un Capitularium
manoscritto dell'Archivio storico Diocesano del XIV
secolo è ricordata in una Litania dei Santi; nel
Breviario membranaceo di Simone di Bologna nel Tesoro
della Cattedrale di Palermo ( 1445 ) e nelle varie
espressioni dell'arte.
Celebrata dalla Chiesa
Palermitana fino al 1980 come Memoria Obbligatoria; dal
1981 è stata espunta dal Calendario Liturgico Regionale,
ma nella Città di Palermo può essere sempre celebrata
con il grado di Memoria facoltativa.
Le è dedicata una Chiesa della Città nel 1600, mentre
il culto è vivo a S. Ninfa ( TP ) ove è Patrona
principale.
Autore: Ugo Russo © |