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La Vita
è riportata dal P. Gaetani in “ Vitae
Sanctorum Siculorum” , nel “
Martirologio Siculo” del 1617 e dal
Mongitore in “ Palermo santificato “ e
nel “ Martirologium Panormitanum Sanctorum
Civium et Patronorum Urbis Panormi ” del
1742.
Aureliano, Prefetto della
Sicilia, perseguitò i Cristiani e fece
ricercare il Vescovo Mamiliano e i suoi
discepoli, circa 200 persone, che si radunavano
nella Cripta della Cattedrale di Palermo,
detta “ Cimiterio di tutti i Santi “, per
ascoltare la voce del Pastore sui Misteri della
Fede, nutrire lo spirito ed essere pronti a
subire il martirio se lo richiedessero le
circostanze. Aureliano ordinò che tutti coloro
che fossero stati sorpresi a celebrare i sacri
riti fossero catturati e condotti al suo
tribunale. Dagli Atti di S. Mamiliano si
ricavano due ipotesi: Palermitana (o Romana) e
di Sovana ( GR ).
Ipotesi PALERMITANA
( dai Codici A e B , dal Caetani in Idea,
Inveges, Mongitore, Sucato e dall’Ufficiatura
del 1914 e 1915 ).
La Cripta della Cattedrale di Palermo,
fondata secondo alcuni Autori nel secolo III, è
stata concordemente ritenuta la sede delle
riunioni dei primi Cristiani di Palermo; se si
osserva bene essa allora non era sotterranea, ma
sul piano stradale. Nella Cripta, denominata
“ Cimiterio di tutti i Santi “, poiché in
essa si custodivano i corpi dei primi fratelli
nella fede e dei martiri, Mamiliano, secondo la
tradizione e la cronotassi degli Arcivescovi di
Palermo ( Cfr. Annuario 1973 ) insegnava la
dottrina cristiana e celebrava l’Eucaristia. Da
quelle riunioni usciva un giovane ( Diacono ? ):
Golbodeo.
Lo scorse più volte da una finestra del suo
appartamento Ninfa, figlia del Prefetto della
Città Aureliano. La fanciulla viveva in una
torre del Palazzo chiamata ancora oggi con il
suo nome ( Torre di S. Ninfa nel Palazzo dei
Normanni ).
La tradizione popolare palermitana vuole che la
Santa abitasse accanto alla Cattedrale
(Piazza sette Angeli ) e fosse rinchiusa nella
torre con molte compagne. Lo fece chiamare e gli
manifestò il proposito di essere battezzata.
Portata da Mamiliano fu catechizzata e
battezzata con le sue ancelle. Quando ciò arrivò
alle orecchie del padre, per l’infamia della
figlia ( il Cristianesimo) la fece rinchiudere
nella torre. Istigato dagli editti di Galerio,
avendo Diocleziano abdicato, fece imprigionare
Mamiliano e Golbodeo e non risparmiò per loro e
la figlia le verghe, l' eculeo, l’olio bollente.
Ma di notte un Angelo ( o persone amiche ) li
liberò ed essi si diressero verso il mare ove
era una nave. Appresa la loro fuga Aureliano
fece ricercare i Cristiani e li assiepò nel
Teatro, facendone decapitare 34 di essi.Frattanto
il Vescovo Mamiliano ed i Compagni sbarcarono
nell’Isola del Giglio e da lì raggiunsero il
faro del Porto Romano alle foci del Tevere. Il
Porto Romano, che non deve intendersi Ostia, ma
Portus, a destra del Tevere, chiamato
Porto dell’Urbe,Porto dei Romani, Porto
d’Augusto, Porto di Traiano, Porto destro, Porto
del Faro, cioè Fiumicino, ove il Lancia di
Brolo ricorda una Chiesa dedicata a S. Ninfa e
ciò lo ricordano gli Atti: “ Ecclesia
consecraverunt Christiani” ( Cfr. Atti A-B-C
). Qui si ritirarono in una cripta, ove
trovarono altri due cristiani di Palermo,
Procolo ed Eustozio, che li avevano preceduti ed
insieme si recarono a Roma, dove con grande
devozione visitarono le Tombe degli Apostoli (
a. 312 ). Ritornati alla grotta vissero nella
penitenza e nella preghiera, finchè Mamiliano ed
i suoi Compagni chiusero la loro vita. Vennero
sepolti da Ninfa nella stessa grotta. ( La
tradizione vuole che dopo 6 mesi dalla morte di
Mamiliano siano morti i 3 Compagni e dopo 11
mesi Ninfa ). Della chiesa, intitolata a S.
Ninfa, furono visti dal Marascia i ruderi in
località chiamata Bucina o Buccina
( Buana negli Atti Palermitani )., cioè a
Fiumicino, che il Caietano ed il Varisco non
sanno identificare e ritengono un errore di
copista o un nome ignoto, mentre è ipotesi
probabilmente certa di chi scrive.Infatti chi
scrive ha identificato la Buccina con la
località di Tor Boacciana, sulla S.S. 296
ad Ostia Antica, a breve distanza dal Tevere e
dall’antico limite della costa marittima. Il
Baronio riferendo della Chiesa di Porto dagli
Atti dei Santi Mario, Marta ed Audiface
nell’anno 270 : ”Ductis sunt via Aurelia
miliario duodecimo ad Nymphas“, cioè : “
Furono condotti al 12° miglio della via Aurelia
ad Nymphas”, “ alle Ninfe”, per analogia
sorgente, fontana. Il luogo è detto “ ad
Nymphas “ per l’abbondanza delle acque. I
Cristiani di Porto lo dedicarono al culto dei
Santi Mamiliano e Ninfa, dai quali avevano
ricevuto innumerevoli benefici ( Cfr. Anastasio
Bibliotecario nella Vita di S. Leone IV Papa:
“ Morì nella Chiesa di S. Ninfa Martire, di cui
si vedono nella Città di Porto le fondamenta “.
Ancora si chiede chi scrive : esiste
migliore memoria di culto liturgico della
edificazione di una Chiesa ? Perché la maggior
parte degli Storici confuta questa tesi ad
eccezione del Mongitore, riconoscendo la “ Buana
“ dei Codici come un errore di copista, quando è
possibile a suo modesto avviso identificare la
Buccina con l’odierna località di Tor Boacciana
( composto di Buccina e Buana) ?
Il Mongitore, che sulla base degli studi del
Marascia crea due S. Mamiliano ( uno Vescovo di
Palermo, morto nel 312 e l’altro Confessore,
morto nel 470 ), propende come luogo della morte
dei Santi Mamiliano, Ninfa, Eustozio, Procolo e
Golbodeo per il Portus Romanus. Pur
dovendosi rigettare gli Atti come leggendari,
ciò non toglie che a volte, come si esprime il
Lancia di Brolo e chi scrive, che le scoperte
topografiche possano gettare nuova luce sugli
Atti stessi.
Ipotesi di SOVANA o Soana ( GR )(
dal Cod. Vat. 6453 (C ), di Spoleto ( D ), Acta
Sanctorum ( E ), di S: Matteo di Pisa, Caietano
in Vitae, Ufficiatura Palermitana del 1958- 1962
).
I Codici C –D-E non accennano a S. Ninfa; S.
Mamiliano e Senzio sono detti Sacerdoti,
Convuldio, Istochio ed Infante Monaci. Il
Martirologio dei Basiliani d’Italia li chiama
Monaci dell’Ordine di S. Basilio: “ Panormi
sancti Convuldi Ordinis Sancti Basili, qui una
cum Eustochio, Infante et aliis monachis sub
Genserico rege multa passus est; tandem in
senectute bona quievit; horum corpora apud
Aegilium insulam maris Tirreni condita fuerunt “,
cioè :
“ A Palermo S. Convuldio,
dell’Ordine di S. Basilio, che con Eustochio,
Infante ed altri monaci, sotto il re Genserico
soffrì molto; tuttavia si riposò nella
vecchiaia, i loro corpi furono sepolti al
Giglio, Isola del Mar Tirreno “.Da Palermo
Mamiliano, Senzio, Istochio, Proculo e Convuldio
si recarono in Africa ( a Cartagine, Cod F );
nella schiavitù africana si aggiunsero Lustro,
Vindemio, Aurelio, Rustico. Ivi, o redenti dalla
carità dei fedeli come molti lo furono o fuggiti
su qualche nave, come dicono gli Atti, o
deportati con sentenza come ad altri accadde,
vennero in Sardegna, a Cagliari e Cala Piombo (
è errata la dizione Piombino, n.d.A. ), Monte
Turario ( o Culturario ), Monte Giove ( Isola di
Montecristo ), Monte Turario, Isola del Giglio,
Roma, Monte Giove, Giglio. In E ed F manca la
visita a Roma. In C, D ed E è scritto: “ S.
Mamiliano andò a Montecristo, i Compagni
all’Isola del Giglio. Nel Codice C ( Vaticano )
e solo in quello è specificato perché S.
Mamiliano si recò all’Isola del Giglio: perché
ivi si trovavano i tre monaci Infante, Eustozio
e Golbodeo. In E si dice che al Giglio Mamiliano
e Senzio avessero con sé tre Compagni. Ben
presto per la loro santità furono conosciuti e
tenuti in altissimo onore ; donde passati in una
delle isolette dell’Arcipelago Toscano ivi
vissero molti anni una vita monastica e
santissima e vi morirono. Certo è che restò
celebre in quei luoghi la loro memoria per la
fama della loro santità e delle grazie che il
Signore per loro intercessione concedeva, per i
discepoli che vi lasciarono e per la venerazione
di quei popoli che in loro onore eressero delle
Chiese e se li scelsero a Patroni ( Cfr. Lancia
di Brolo, op.cit. ) Pare che S. Mamiliano abbia
fondato qualche monastero per monache eremite,
tra le quali si ricordano Ninfa e forse anche
Oliva in qualche isola ( forse l’Asinara con la
Cala d’Oliva, n.d. A. ).Di ritorno da Roma si
diressero al Monte Giove ( a S. Mamiliano è
attribuito il nome di Montecristo ) ove morì
Mamiliano. Il corpo fu poi trasferito all’Isola
del Giglio.
I Compagni vennero anch’essi sepolti al Giglio.
In C e D è scritto da parte di S. Mamiliano :
“ Fratelli miei, vigilate perché al 14
settembre, quando vedrete una colonna di fumo
levarsi al cielo, venite a prendere il mio corpo
e seppellitelo con quello dei miei fratelli
Aurelio ( in D ), Infante, Eustochio e Golbodeo”
( in C ed E ). Per quanto riguarda la
Buccina il Caietano propende per Soana,
perché lì fu trovato il Corpo di S. Mamiliano;
perché Soana è più vicino all’Isola del Giglio;
passeggiando lungo il fiume i Santi videro
l’albero di pino indicato dall’Angelo ( segno
della cripta) e pensò di correggere il Porto
Romano con il Porto di Talamone ( GR ), di
fronte all’Isola del Giglio. Da qui i Santi si
sarebbero portati a Roma ( per via di superficie
). Studiando le antiche tavole geografiche si
imbattè in Bebiana distante due miglia da
Lorus ( Porto di Bibbona ) e Alsio, per cui da
Bebiana si avrebbe Buana ( nel
Codice Palermitano ) e quindi Suana.
Negli Atti Vaticani viene detto: “ ad un
miglio da Soana, presso una fonte “. Oppure
è da intendersi la Cripta posta a Soana sotto la
Chiesa di S. Mamiliano, ove, secondo un’altra
fonte, morirono nel 460. La Chiesa, di cui
rimangono i ruderi, fu costruita sopra i resti
di un tempio pagano. ( Cfr. Annuario della
Diocesi di Grosseto, Sovana-Pitigliano, 1971 ).
Il Caietano interpreta la trascrizione di “ S “
in “ B “ ( Suana = Buana ) come errore di
copista. Dello stesso parere è il Varisco.
La Critica Storica del
Varisco
1)
Nelle Lezioni storiche del Proprio
Palermitano l’epoca è stabilita nel terzo
secolo, come evidentemente per S. Mamiliano;
2)
E’ ripetuto l’errore “in Buccinensi
Crypta” ed il fatto che visitarono Roma con i
Santi Mamiliano e Ninfa, mentre ciò è errato,
cosa da escludersi e molto improbabile.
Se con i Compagni di S. Mamiliano vi fosse stata
S. Ninfa (dal Varisco)
Nei Codici A e B parecchie volte si parla di
un certo periodo di vita condotta insieme tra i
Santi e S. Ninfa. Sembra strano che Golbodeo,
Procolo e Mamiliano entrassero nella stanza
della Santa furtivamente e durante la notte.
E l’esilio ed i viaggi ( in Africa, Sardegna ed
Isole dell’Arcipelago Toscano ) ? E la
permanenza nella grotta con i tre Compagni di
Mamiliano dopo la sua morte ? E’ probabile che
Ninfa sia stata una monaca eremita, vissuta in
un Monastero fondato dallo stesso S. Mamiliano
in Sardegna o in qualche Isola del Mar Tirreno (
Montecristo, Giglio, Caprara, Gorgona ). La
grotta potrebbe essere stata a Porto Romano o a
Sovana .
Il Lancia di Brolo afferma che: “ pare sia
passata nel vicino continente a Sovana, i cui
abitanti si dicono da lei convertiti, ma direi
meglio edificati dall’esempio delle sue virtù,
sia ivi morta, dove una Chiesa fu eretta in suo
onore con le sue Reliquie; anche a Porto Romano
le fu eretta una Chiesa”.
Se i Santi
Eustozio, Procolo e Golbodeo debbano dirsi
Martiri
Secondo il P. Caietano ( Animadv. in Acta
S. Nymphae ) il titolo di Martire non
soltanto venne dato a Roma a chi avesse
confessato il Nome di Gesù Cristo, coronandolo
con il martirio, ma anche a chi per le
persecuzioni avesse lasciato la propria casa con
un volontario esilio, venisse tributato il nome
e l’onore di Martire. Perciò Dionisio, vescovo
di Alessandria, li chiama Vincitori : “
coloro che nella solitudine vagando per i monti
o errando per la fame, la sete, il freddo, le
malattie, dai briganti o dalle bestie feroci
furono uccisi, non è minore per loro la gloria
del martirio “. Nel tempo delle
persecuzioni i morti in fuga ed in esilio non
sono equiparati, ma chiamati Martiri da Cipriano.Il
titolo di Martire è stato attribuito ai santi
Eustozio, Procolo e Golbodeo poiché avevano
dimostrato di essere “ Testimoni “ ( Martyres )
del Cristo. Questo termine, originariamente
sinonimo di Martire, era stato applicato nel
secolo III ai cristiani imprigionati, condannati
alla prigione perpetua o torturati per la loro
fede, che tuttavia erano riusciti a sfuggire
alla condanna ( Cfr.Atti dei Martiri,op.cit.)
La più probabile storia dei Santi Eustozio,
Procolo e Golbodeo
I Santi sono ignoti a tutti gli antichi
Martirologi. I loro Atti, tratti da Codici del
XII secolo, sono connessi a quelli della vita di
S. Mamiliano. In seguito ad una persecuzione
religiosa per opera degli Ariani verso l’anno
450 furono mandati in esilio in Africa, forse
insieme a S.Mamiliano, Vescovo di Palermo ( ? ).
Da qui, riscattati dalla pietà dei fedeli, si
ritirarono in Sardegna e quindi all’Isola del
Giglio o in altra viciniore, legati al loro
Compagno e guida Mamiliano, sicuramente Monaco
Basiliano. Ivi dopo qualche tempo trascorso in
preghiera e solitudine, si addormentarono nel
Signore.
Le Reliquie dei Santi
Eustozio, Procolo Golbodeo
Presso gli antichi come “ corpo “ si
intendeva anche una parte insigne di esso,
poiché tante volte presso gli scrittori
ecclesiastici bastava che si possedesse una
Reliquia perché dicessero di possedere il corpo
intero. Un esempio di ciò ne è il Mongitore, che
affermava che “ Palermo avesse il Capo di S.
Ninfa “, mentre in realtà ne possiede solo
una parte.Dall’ ISOLA DEL GIGLIO, luogo
dove riposava Mamiliano e i suoi Compagni da
molti secoli, nell’ 848 una parte delle loro
Reliquie venne traslata a CIVITAVECCHIA ;
nel 1092 la maggior parte dei loro Corpi fu
portata sotto Pio II a SOVANA o Soana (
GR ) e collocata nella cripta della Chiesa a Lui
intitolata, celebrandone la Traslazione al 16
Giugno ( Cfr. Atti in Caietano ).Nel 1098, sotto
Urbano II da Porto Romano, parte delle Reliquie
e la Testa furono traslate a ROMA nella
Chiesa Parrocchiale di S. Maria in Monticelli(
in Montecoelio), ove il Caietano vide una
tabella nell’altare ( che lesse e trascrisse ) :
“ IN HOC ALTARI SUNT CORPORA SS. MAMILIANI
EPISCOPI, GOLBODEI, ASTOTII, PROCULI AC NYMPHAE
VIRG & MART. “. Il Caietano vide in un vaso di
vetro parecchie ossa frammiste con l’iscrizione:
“ SS. MARTYRUM GOLBODEI, PROCULI & EUSTOTII “ ed
a parte le Teste dei Santi Mamiliano e Ninfa,
incluse in teche di legno dorato. Nel 1111 ,
secondo l’Ughelli, da CIVITAVECCHIA altre
Reliquie furono traslate in parte a PISA
nella Chiesa di S. Matteo e in parte a SOVANA
( 2^ Traslazione, celebrata al 19 Aprile ). Nel
1666 da Roma alcune Reliquie dei Santi Eustozio,
Procolo e Golbodeo furono traslate a PALERMO
( la Festa della Traslazione fu celebrata dal
1669 al 1924 la Domenica dopo la Festa
dell’Invenzione delle Reliquie di S. Rosalia;
dal 1925 al 1957 al 21 Luglio; dal 1958 al 1976
al 17 Luglio per tutta la Diocesi; nel 1976
venne proposto di celebrare al 13 Novembre la
Memoria facoltativa di “ S. Ninfa e Compagni
Martiri” dal 1976 al 1982 al 17 Luglio, per la
sola Città di Palermo; dal 1983 sono stati
espunti dal Calendario ).
Autore: Ugo Russo © |